FAQ

Rispondiamo alle tue domande...

Un’interessante riflessione da fare: il nostro profilo appare anche tra i risultati della ricerca su Google o Yahoo (faq Linkedin: https://cutt.ly/profilo-appare-nei-risultati-di-ricerca).

 

Non dimentichiamo che sono proprio le sintassi utilizzate nella barra di ricerca ad essere il mezzo che porta fino a noi, quindi ciò che conta sono le keyword e l’algoritmo che le gestisce. C’è un articolo sul blog Linkedin Engineering, interessante, ma un po’ troppo tecnico https://cutt.ly/FollowFeed-Feed-Made-Faster-and-Smarter;

Non è necessario leggerlo, ma cerchiamo di interpretarlo qui in una chiave di lettura funzionale a ciò che ci serve nella pratica.

Se ci sono delle regole del gioco che sono già scritte, è arrivato il momento di fare il nostro focus su questi due aspetti:

  • se parliamo di profilo, serve essere cercati efficacemente, per valorizzare la nostra visibilità professionale;
  • se parliamo di pubblicazione di un post o articolo, serve dare il massimo valore organico al contenuto, e non stiamo parlando di un eventuale spesa su una campagna a pagamento. corpo del testo

Hai fatto caso che le persone su Linkedin, nella maggior parte dei casi, non hanno il tipico comportamento che hanno davanti ad un motore di ricerca tradizionale? Eppure Linkedin lo è: infatti non digitano parole chiave tipiche della cosiddetta “Long Tail” (la coda lunga), che facilita la ricerca per trovare cose più mirate (esempio: “web marketing per piccole medie aziende” ); in genere l’utente digita keyword del tipo “Digital Marketing”, “Account Manager”, ecc… Questa tipologia di ricerca tende a precludere la possibilità di trovare profili specifici o servizi particolari, discretamente più in linea con le proprie esigenze.

SOLUZIONE: vediamola al contrario, noi per essere target potenziale delle ricerche degli utenti, dobbiamo usare un keyword “mix” di parole tipiche di Linkedin e di parole chiave più specifiche, quelle della “Long Tail” di Google, anche per favorire la ricerca con i motori di ricerca, dall’esterno di Linkedin.

Per risolvere, va fatta un’attività pratica, proviamo insieme!

  1. a) Inserisci uno o due termini associati alla ricerca che più ti rappresenta in ottica Linkedin.

Dato che l’algoritmo (PUNTO 2) non è semantico come quello Google, a parità di pertinenza della parola chiave, va ad ordinare i profili secondo un “Indice di rilevanza sociale”, ovvero prima quelli che sono tuoi collegamenti di 1° o 2° grado (e in basso la voce “vedi tutti i risultati”).

  1. b) Restringi la ricerca mettendo un flag al 1° o 2° grado e clicca “applica”. Nella parte più alta ci sono i profili “top rank”.
  1. c) Andiamo ad analizzare le tipologie di parole chiave utilizzate maggiormente da questi profili. Proviamo a rispondere a queste due domande: quanto è utilizzata la keyword che abbiamo utilizzato nella nostra ricerca? Quanto è vicina alla parte iniziale della descrizione del profilo dei top rank?
  1. d) Fai questa operazione con due/tre combinazioni di keyword e prendi appunti.

A questo punto, dove inserirle?

Nel titolo, nel sommario, nella sezione esperienze professionali, nelle competenze.

Con il principio dell’algoritmo “People You Know, Talking About Things You Care About” Linkedin vuole svantaggiare i profili molto popolari e privilegiare temi e discussioni di nicchia. L’approccio scelto da LinkedIn per determinare la visibilità dei contenuti però è ibrido uomo/macchina, con una nuova infrastruttura chiamata Follow Feed: (vedi https://cutt.ly/FollowFeed-Feed-Made-Faster-and-Smarter).

 

SOLUZIONE: L’algoritmo (PUNTO 2), quasi immediatamente dopo la pubblicazione, tiene sotto osservazione il contenuto pubblicato e monitora come viene accolto dalla rete dei contatti: quanti e quali membri interagiscono, i tempi e le quantità di reazioni (like, commenti, condivisioni), quanti lo segnalano, lo nascondono.

 

  • nello scrivere tenere a mente di cercare un “botta e risposta”, favorisce; quindi il tema trattato e come raccontato dovrebbe avere una chiave di incoraggiamento, cercando (per stile) di non apparire troppo scontati;
  • usare hashtag di nicchia, non quelli usati maggiormente, uno o due al massimo; citare i possibili profili interessati, massimo due; anche in questo caso fare attenzione che se da un lato aumenta l’efficacia organica, dall’altro colui/colei che viene citato potrebbe non gradire, quindi massima attenzione all’interesse reale del contatto;
  • i link esterni, ormai è chiaro, non migliorano nè la ricerca nè la visibilità; Linkedin privilegia tutto ciò che è nativo e rimane al suo interno e non fa differenza sulla tipologia di contenuto (testo, immagine, video …), ma può far differenza per l’audience o per le nostre capacità a comunicare in uno o l’altro di queste forme.
  • se l’obiettivo è favorire la rilevanza del contenuto, in un’ottica di nicchia, si possono sfruttare le keyword pertinenti con la “Long Tail”. Quindi ragionare in ottica di “Oceano Blu” delle keyword meno frequenti, invece di “Oceano Rosso” delle più frequenti, in sostanza quelle meglio ricercabili dalla nicchia, che l’algoritmo vuole privilegiare;
  • le “Long Tail Keywords”, ma perchè? Sono più specifiche, sono di interesse per un pubblico mirato.E’ necessario non pensare ad un contenuto per “Long Tail Keywords”, ma a un contenuto per un pubblico di long tail audience.
  • ogni contenuto dovrebbe rispondere a un solo intento di ricerca: quindi conviene raccogliere svariate keyword a coda lunga, attinenti a uno stesso intento di ricerca. Per questo possiamo farci aiutare da qualche tool come lo “strumento di pianificazione delle parole chiave” di Google Ads oppure keywordtool.io, a pagamento.
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